Fruit Tech tratta quest’oggi un argomento importante rivolto all’Agricoltura Sociale e i suoi progetti  futuri:  il Welfare come protagonista di un nuovo modello di agricoltura che vuole donare opportunità per rifugiati,  detenuti e disabili:

“Nasce un nuovo modello di welfare che vede l’agricoltura protagonista con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti piu’ vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’esprimere apprezzamento per il via definitivo alla legge sull’agricoltura sociale dove sono impegnate già oggi oltre mille imprese agricole e cooperative, attorno alla quale gravitano migliaia di rifugiati, detenuti, disabili, tossicodipendenti.

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 L’agricoltura sociale è un modo di organizzare servizi alla persona affiancando il sistema di welfare. Nel dicembre 2014 è stata approvata all’unanimità dalla Camera la legge per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare che definisce le attività di “agricoltura sociale”, come quelle svolte dall’imprenditore agricolo per l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, disabili e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale, l’integrazione dei servizi sociali delle comunità locali (agri-asili, accoglienza persone in difficoltà), le prestazioni di servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e coltivazione e iniziative di educazione ambientale e alimentare.

Fruit Tech trova questa iniziativa molto efficiente per i più disagiati,  un’ottima opportunità per garantire  un’integrazione sociale che, sviluppata nel tempo, possa donare grandi soddisfazioni sia per i soggetti coinvolti sia per le  Federazioni, Comitati, Associazioni e Cooperative che si impegnano nella realizzazione del progetto, grazie all’appoggio di imprenditori agricoli che vanno a completare l’inserimento sociale-agricolo.

Lungo tutta la Penisola, nelle aree rurali come in quelle periurbane  – sottolinea la Coldiretti – stanno nascendo esperienze molto diversificate di agricoltura sociale che vanno dal recupero e reinserimento lavorativo di soggetti con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) all’agricoltura terapeutica (ortoterapia, ippoterapia ecc.), con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma anche il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) e l’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.). Questa diversificazione – precisa la Coldiretti – si palesa con l’innesto di pratiche di agricoltura sociale nelle diverse tipologie di coltivazioni, di allevamenti e di attività di servizio: agriturismo, ristorazione, punti vendita aziendali, fattorie didattiche.

 Il progetto di base sulla creazione di una vera e propria Comunità Sociale, che grazie alle molteplici attività che offre, garantisce formazione, sviluppo e inserimento. Altra attività è la formazione professionale e inserimento lavorativo per i  soggetti a bassa contrattualità (dipendenti da alcool o droghe, detenuti o ex-detenuti, migranti, rifugiati) o soggetti con difficoltà temporanee o permanenti (disabilità relativamente meno gravi). Questa attività è tipica delle cooperative sociali – imprese sociali di inserimento lavorativo (tipo B) e consiste in una forma associata tra progetti di formazione e pratica lavorativa.

Ci sono anche casi di affidi familiari con rapporti con istituzioni scolastiche o di giustizia minorile, dove, tramite l’agricoltura sociale, si fa inclusione di minori migranti. In Italia si è diffusa la fattoria didattica ed è emergente anche l’orto a scuola con la partecipazione diretta degli agricoltori. Servizi per la vita quotidiana di bambini e anziani sono una realtà. Esiste una normativa sui nidi familiari che trova applicazione nelle stesse aziende agricole; gli asili sono organizzati all’aperto nell’intento di facilitare un contatto più diretto con la natura.

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